La pratica del digiuno era conosciuta sin dai popoli primitivi, che la attuavano sia in senso fisiologico, per guarire dalle malattie, sia in senso religioso, per purificarsi ed entrare in contatto con il divino. Si può ragionevolmente affermare che il corpo umano sia progettato apposta per far fronte a periodi anche notevolmente lunghi di astensione dal cibo: non si potrebbe, infatti, spiegare la sopravvivenza dell’uomo primitivo in un contesto ambientale in cui la disponibilità del cibo era assolutamente casuale e saltuaria.
Il digiuno è una pausa, un riposo, dall’attività nutritiva, ed è forse la più importante tecnica di guarigione che l’essere umano è progettato per usare. I principali effetti del digiuno sono:
- riposo dell’intero tubo digerente
- aumento di almeno il 200% dell’energia del sistema immunitario per ripulire il corpo dalle cellule malate, dai virus ed infezioni presenti
- eliminazione dei residui metabolici e tossine accumulate
- purificazione dell’intero essere
L’astinenza dal cibo, anche se terapeutica, è poco popolare nell’era dei consumi e del boom farmaceutico: se oggi digiuni non dai denaro alle industrie alimentari e non li darai domani a quelle del farmaco; volente o nolente queste corporations fatturano più di intere nazioni ed hanno un potere politico incontestabile. E mentre per millenni il cibo ha garantito all’essere umano vita, sviluppo, forza, oggi il nostro modo di alimentarci spesso porta con sé intossicazione e malattia. Obesità, malattie cardiovascolari, diabete, cancro, malattie neurodegenerative: è sotto gli occhi di tutti l’aumento esponenziale di queste e altre infermità nel “mondo evoluto” in cui viviamo. La sovrabbondanza è all’origine dei nostri mali peggiori, quelli che le società ricche definiscono elegantemente “le malattie della civiltà”, siamo arrivati al punto di considerare tali malattie pressoché ‘inevitabili e normali’. Per contrastare tutto questo si pensa, sotto l’ala protettrice delle grandi e potenti case farmaceutiche, che questo o quel medicinale, possano farci ritrovare la salute così compromessa e fragile.
Non si considera attentamente il fatto che, nonostante i progressi della tecnologia, stiamo ancora usando droghe per curare, o meglio lenire, le sofferenze delle persone malate senza risolvere il problema alla radice, ma soltanto cercando di sopprimere i sintomi. Quando usiamo una medicina per ‘bloccare la diarrea’, ad esempio, non pensiamo che essa impedisce anche l’espulsione di materie indesiderate dell’apparato digestivo; allo stesso modo, quando assumiamo un antipiretico, dovremmo ricordare che stiamo interrompendo il processo curativo avviato dalla febbre, che altro non è se non un mezzo di eliminazione naturale per bruciare gli scarti, poiché con il rialzo della temperatura il corpo sconfigge più facilmente i microorganismi. La temperatura infatti sale di un mezzo grado al di sopra del limite di replicazione del virus stesso, bloccandola, e dando tempo così al sistema immunitario di essere pronto ad intervenire efficacemente. E ancora non ci sfiora minimamente il pensiero che ogni semplice scelta che facciamo ogni giorno, quello che mangiamo, come reagiamo allo stress, se fumiamo o meno, quanto esercizio facciamo, in che modo le nostre relazioni sociali ci sostengono, possa fare una grande differenza per la nostra salute e il nostro benessere, persino per la nostra sopravvivenza. Ma spesso le nostre scelte la fanno.
Cosa accade quando digiuniamo?
Il digiuno è più potente di qualsiasi altra pratica di disintossicazione
Una prova tangibile che questo meccanismo avviene realmente e non solo in teoria è rappresentato dall’esperienza raccontata in molte occasioni dagli ex-fumatori in digiunoterapia. Essi raccontano che dopo alcuni giorni dall’inizio del digiuno hanno sperimentato la sensazione di sentire sulla lingua il sapore delle sigarette abbandonate ormai da anni. Simili esperienze hanno riguardato pazienti che erano stati sottoposti a terapie farmacologiche pesanti e che sono tornati a percepire il gusto sgradevole delle medicine assunte anni prima. Ricordiamo, a tal riguardo, la presenza di nausea durante i primi giorni di digiuno; la nausea è data dal fatto che il corpo legge la presenza di tossine come una intossicazione, mentre il significato reale è che la presenza di queste nel sangue precede la loro eliminazione.
Il digiuno previene le malattie autoimmuni
Secondo la teoria molecolare proposta dal medico americano Eric Yarnell, alimentarsi durante l’infezione da microrganismi produttori di neuraminidasi, una proteina utilizzata da virus e batteri per infettare le cellule, esporrebbe al rischio di sviluppare una patologia autoimmune. In particolare, il modello proposto da Yarnell prende in considerazione l’insorgenza del diabete melato di tipo 1. Lo stato infettivo induce le cellule del pancreas a esporre sulla loro superficie delle particolari molecole proteiche (lectine), molecole che sono molto simili a proteine assunte con la dieta. Una potenziale risposta immunitaria rivolta contro le molecole simili alle lecite assunte con il cibo può portare alla produzione di auto-anticorpi che distruggeranno le cellule beta del pancreas. Astenersi dal cibo durante stati febbrili di origine infettiva è quindi un fattore di prevenzione importante verso il diabete giovanile e verso tutte quelle condizioni di autoimmunità in cui avvengono fenomeni di mimetismo molecolare simile a quello sopra descritto.
Proprio nelle patologie di natura autoimmunitaria ritroviamo l’ennesima forte indicazione della digiunoterapia: infatti, l’artrite reumatoide risponde benissimo alla deprivazione calorica, tanto che è nostra esperienza la riduzione ai minimi termini della sintomatologia infiammatoria, tale da giustificare la fine del trattamento con cortisonici. Nel campo degli stati infiammatori dolorosi a carico delle articolazioni, il digiuno è in ogni caso di rapida e potente efficacia. Difatti la scomparsa o la forte riduzione di gonfiori e dolori sia di recente che di vecchia insorgenza è uno dei più chiari effetti che otteniamo già dai primi giorni di digiuno. Le spiegazioni di questo fenomeno le individuiamo sia nell’effetto antiossidante sia in quello depurativo; infatti, molti casi di infiammazione cronica articolare sono supportati anche da una forte componente tossica locale di cui, ad esempio, le calcificazioni e le crisi gottose sono le conseguenza estreme.
L’autofagia cellulare: la chiave della salute e della longevità
La scienza ha scoperto, ormai da tempo, un meccanismo biologico fondamentale; l’autofagia cellulare, inducibile attraverso la riduzione delle calorie alimentari ottenuta tramite la pratica costante di un digiuno controllato di breve durata. Tale meccanismo permette infatti, in modo naturale, l’auto riparazione e la rigenerazione delle componenti cellulari danneggiate dall’azione dei radicali liberi (lo stress ossidativo), stress chimico alla base della grande maggioranza delle malattie che ci affliggono e causa precoce di invecchiamento delle cellule e dell’intero organismo.
Caratteristiche dell’autofagia: riciclo e “ringiovanimento” delle cellule
L’autofagia (dal greco “mangiare se stessi”) o “autolisi”, è un fenomeno a livello cellulare, conosciuto da più di quarant’anni, che gioca un ruolo importante nella fisiologia e nella patologia di tutte le cellule eucariote (cioè quelle dotate di un vero nucleo e di vari organelli), è un fenomeno onnipresente nelle forme viventi superiori (dai lieviti, alle piante e agli animali, compresi i mammiferi). Essa è il principale meccanismo cellulare per la degradazione delle proteine, di parti della membrana cellulare o degli organuli del citoplasma; si attiva in presenza di organuli cellulari danneggiati dallo “stress ossidativo” (come ad esempio i mitocondri o i perossisomi logorati), di “aggregati intracellulari” ingombranti di proteine, e si mette in moto anche nel caso che risultino carenti le indispensabili sostanze energetiche, cioè il carburante cellulare. Essa costituisce quindi un processo essenziale per la sopravvivenza cellulare in periodi di limitata disponibilità di sostanze nutritive, provvedendo in tal caso a procurare le sostanze energetiche necessarie attraverso la degradazione e il riciclo di costituenti cellulari già esistenti.
Il suo scopritore, il premio Nobel belga Christian de Duve, descrive bene questo fenomeno: “Col passare degli anni, le cellule hanno distrutto e ricostituito centinaia, se non migliaia di volte, la maggior parte delle proprie molecole costitutive. Le cellule distruggono e ricostituiscono continuamente i propri componenti, ad una velocità elevatissima. Assomigliano a quelle case antiche che conservano esattamente lo stesso aspetto di quando furono costruite, ma che, a causa di numerosi restauri non hanno più alcun vetro, tegola, mattone o solaio originale. tuttavia, se per una casa questo processo richiede secoli, per una cellula vivente è solo questione di giorni. Per auto-ripararsi, la cellula smantella e si nutre delle proprie parti danneggiate, digerendole. Dopo aver disfatto le proprie strutture “pericolanti”, essa si ricostruisce con materiali nuovi e sani… grazie al rinnovamento, le cellule sostituiscono continuamente i loro componenti con altri appena sintetizzati, realizzando così qualcosa di molto vicino alla “giovinezza eterna”.” Quindi questo processo di distruzione di strutture usurate, danneggiate o in eccesso, chiamato appunto autofagia, prevede la sostituzione delle parti malate e logore delle cellule da parte di componenti nuove create dall’organismo stesso, in un sorprendente processo (un buon esempio di riciclo ecologico!) durante il quale il corpo “si mangia da solo” per rigenerarsi e ringiovanire.
Il digiuno è molto più di un metodo terapeutico per trattare problemi di salute: è un metodo eccezionale per migliorare l’umore complessivo e per vivere in salute. Il digiuno ha fatto parte integrante della dieta dell’uomo per milioni di anni e quindi il nostro corpo deve interrompere l’assunzione del cibo periodicamente. Spesso arriva a mettere chi lo pratica in grado di riprendere il controllo della propria vita in situazioni di rischio e di imprimerle una nuova direzione.
Digiuno di un giorno e correlazioni astrologiche
Secondo alcuni, il digiuno realizzato in un certo giorno della settimana ci mette in risonanza con il flusso sottile astrale della pianeta che influenza in modo dominante quella giornata. Realizzare con regolarità il digiuno in quella giornata della settimana porta nel tempo all’assimilazione nel proprio essere degli aspetti benefici corrispondenti alla rispettiva sfera di forza e influenza planetaria.
- Il digiuno fatto martedì (giorno situato sotto l’influenza sottile planetaria di Marte): Amplifica la mascolinità ed elimina le situazioni di vita che implicano violenza.
- Il digiuno fatto mercoledì (giorno situato sotto l’influenza sottile planetaria di Mercurio): Permette il successo materiale
- Il digiuno fatto venerdì (giorno situato sotto l’influenza sottile planetaria di Venere): Favorisce l’assimilazione degli aspetti che riguardano l’amore, l’armonia, la pace interiore e la felicità
- Il digiuno fatto domenica (giorno situato sotto l’influenza sottile del Sole): Conferisce uno stato di solarità
E’ indicato realizzare un digiuno più lungo di 3 giorni sotto la guida di un medico naturopata. Il digiuno non è consigliato alle persone sottopeso, con una scarsa vitalità e ghiandole surrenali affaticate, ipo-tese, con gravi carenze di minerali e vitamine, in questi casi sono da preferire le cure con succhi di frutta e verdura. Le informazioni contenute in questo articolo sono da considerarsi puramente come divulgative ed educative e non costituiscono un invito all’autodiagnosi o automedicazione.
Bibliografia
“Il digiuno come cura e prevenzione” (Massimo Melelli Roia)
“Digiuno, Autofagia e Longevità. Come rinnovare le cellule per vivere più a lungo in salute” (Ulisse Franciosi)