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Perché la Mappa delle Tribù dei Nativi Americani non si trova sui libri di Storia?

La storia del continente americano è lunga e articolata, e conobbe un punto di svolta decisivo nel 1492, anno della sua scoperta (o ri-scoperta, dopo i primi contatti con i Vichinghi nel Canada) da parte di Cristoforo Colombo. Durante i secoli successivi, in particolar modo il XVII, il XVIII e il XIX, tutta una serie di popoli europei si contesero il dominio della zona conosciuta oggi come Stati Uniti d’America, sterminando quasi completamente le popolazioni indigene locali sopravvissute alle malattie che importarono gli Europei.

Anche
la parte Sud del continente e l’attuale Messico non furono risparmiate,
con i “conquistadores” che distrussero per sempre culture ed etnie di
quei popoli antichissimi

L’opera di sterminio fu
semplice soprattutto all’inizio del processo, quando furono sufficienti
le malattie europee, sconosciute ai nativi, per decimare la popolazione e
operare il genocidio mediante “armi biologiche”. Questo particolare è spesso sconosciuto a molti che discutono delle successive Guerre Indiane,
ma la conquista degli europei fu possibile proprio grazie alla quasi
immediata morte della stragrande maggioranza dei nativi americani, sia
al nord sia al sud.

Secondo Wikipedia:

Si
stima che tra l’80% ed il 95% della popolazione indigena delle Americhe
perì in un periodo di tempo che va dal 1492 al 1550 per effetto delle
malattie

Vaiolo, morbillo, influenza ma anche
semplici raffreddori o varicella furono la causa della morte del 10%
dell’allora popolazione mondiale, che allora era globalmente di circa 500 milioni di persone.

Fatta
questa dovuta premessa, che è fondamentale per comprendere quanto fu
successivamente semplice, da parte dei conquistatori europei,
impossessarsi di un continente immenso ormai privo di abitanti, è bene
specificare che, in seguito, i popoli restanti furono sostanzialmente
sterminati per impossessarsi di risorse e terre.

La domanda del titolo, semplice e provocatoria, vuol far riflettere sulla comprensione storiografica di alcuni processi umani come le conquiste e lo sterminio. Su Vanilla Magazine abbiamo già parlato della “Leggenda Nera”, che fece apparire gli spagnoli assai più terribili di quanto non fossero, mentre non abbiamo ancora analizzato il processo di “dimenticanza” dello sterminio dei nativi americani.

La storiografia mondiale, con una visione prettamente occidentale, ha evitato a lungo parole come “genocidio“, “sterminio” e simili, e ancor oggi, in particolar modo nelle scuole statunitensi, non si studiano le popolazioni native come parte fondante della storia del continente. Soltanto durante la metà del XX secolo si iniziarono a percepire le dimensioni di ciò che era accaduto, principalmente grazie a libri come “Seppellite il mio cuore a Wounded Knee” o simili, capaci di sensibilizzare le persone riguardo una storia (per allora) quasi sconosciuta.

Lo
sterminio delle popolazioni native fu sistematico, e sistematicamente
fu perpetrato per accaparrarsi il maggior numero di risorse e ricchezze
del continente. La considerazione da parte della storia, quella diffusa
mediante i libri scolastici ma anche nella cultura popolare occidentale,
non vede il Nord-America come una zona che fu invasa da popoli
conquistatori, ma viene considerata come una “scoperta”, come se prima dell’uomo bianco il continente non esistesse,
o non esistesse nulla che oggi valga la pena di essere ricordato. La
ricerca storica può ridare un nome e un volto a quelle popolazioni che,
per millenni, furono protagoniste della storia americana.

Il Nord America e le sue Tribù

Nel
Nord America nel XIX secolo erano presenti circa 1.000 tribù, mentre
oggi sono registrati 566 gruppi etnici distinti nell’ancora attivo Bureau of Indian Affairs.
Gli altri sono definitivamente estinti, ma anche quelli rimasti (a
parte qualcuno) non sono che sparuti gruppi di minuscole dimensioni.
Durante le guerre di conquista, l’epoca del selvaggio West e gli anni
seguenti, la popolazione totale dei nativi americani negli Stati Uniti
raggiunse il suo minimo storico a 250.000 persone. Per comprendere l’entità demografica, basti pensare che la popolazione di una città come Verona era distribuita in tutti gli USA.

Oggi i nativi hanno riguadagnato terreno
e sono circa 2,9 milioni, ma rappresentano soltanto che l’1,5% del
totale della popolazione statunitense. Le tribù più popolose sono quelle
dei Navajo, Cherokee, Choctaw, Sioux, Chippewa, Apache, Piedi Neri,
Irochesi e il Pueblo.

Le regioni in cui viene tradizionalmente divisa l’America del Nord sono 8, affini per linguaggio e usanze:

  • Costa
    Nord-Ovest: fu una delle regioni più facili in cui vissero i nativi.
    Non dovevano coltivare perché le risorse naturali erano ben più che
    sufficienti a sfamare la popolazione, e rimangono famosi per le case in
    legno, i totem e e le lunghissime canoe.
  • Plateau: La zona fra le
    montagne Cascade e le Montagne Rocciose, in cui vivevano le popolazioni
    più provate dalla natura. Le loro case erano a volte interrate, e
    vivevano di caccia e coltivazioni.
  • California: le tribù californiane erano oltre 100, e sopravvivevano grazie all’abbondanza di risorse naturali.
  • Il
    Grande Bacino: la zona compresa fra gli attuali Nevada, Utah e
    Colorado, furono abitanti di una terra arida e difficile, poco
    interessante per i coloni che infatti vi giunsero tardissimo.
  • Sud
    Ovest: In questa zona si trovavano alcune delle tribù oggi più popolose
    come i Navajo, gli Apache e i Pueblo. Essi costruivano case in mattoni,
    cacciavano e coltivavano, rappresentando forse le popolazioni più
    evolute come tecniche di sopravvivenza organizzate.

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  • La Grande
    Pianura: il popolo più famoso per la caccia al bisonte e per i loro
    Tepee, le tende che montavano seguendo le migrazioni delle grandi
    mandrie.
  • Nord Est: Nella zona attualmente occupata da città come
    New York, Boston, Filadelfia, Baltimora e Washington, si trovavano
    tribù che potevano essere sia nomadi sia stanziali, che trovavano
    provviste e risorse dai grandi fiumi e sulla costa.
  • Sud Est:
    Nella zona dove oggi si trova la città di Miami si trovava la tribù più
    popolosa, i Cherokee, che come le altre limitrofe era stanziale e si
    occupava principalmente di agricoltura.

Le loro lingue

Nonostante non sia rimasta una forma scritta delle lingue dei nativi, esse costituivano un numero enorme, quasi 1.000 diverse forme di comunicazione differenti. Di queste ne rimangono oggi 296,
le altre 704 sono dimenticate, per sempre. Quelle rimanenti vengono
classificate in 29 macrogruppi, con alcune che non appartengono a
nessuna classificazione. Oggi sono pochissime le lingue che vengono
parlate correntemente da uomini moderni, e la maggior parte di queste
saranno dimenticate entro 100 anni.

Vanilla Magazine

Per
comprendere la ricchezza delle diverse culture native, è possibile
immaginare come, a soli 100 Km di distanza, due nativi non avrebbero
potuto comunicare se non a gesti

Dei
1.000 tipi di linguaggi presenti, soltanto 8 sopravvivranno al passare
del tempo, e sono il Navajo, Cree, Ojibwa, Cherokee, Dakota, Apache,
Piedi Neri e Choctaw, perché parlate da un numero di persone (ancora)
rilevante.

Le altre svaniranno, come è svanita buona parte della storia del Grande Popolo degli Uomini

L’auspicio
è quello che la storiografia riesca a includere anche grandi parti di
storia dei popoli nativi americani, rendendo giustizia postuma a
popolazioni che avevano un livello di civiltà elevatissimo e diverso dai
valori di conquista europei.

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