Benché molti conoscano la tradizione cristiana di Santa Lucia
e l’abbiano festeggiata da bambini secondo i costumi più recenti, il
più delle volte viene ignorato il substrato pre-cristiano da cui questa
festività, e la figura numinosa ad essa adibita, deriva.
La festività di Santa Lucia, che cade secondo il calendario gregoriano la notte del 13 dicembre,
è considerata di primaria importanza nel periodo del cosiddetto
Avvento, il tempo liturgico, compreso fra il 3 e il 24 dicembre, che
precede il Natale. Eppure, benché molti conoscano la tradizione
cristiana della santa e l’abbiano festeggiata da bambini secondo i
costumi più recenti, spesso viene ignorato il substrato pre-cristiano da
cui questa festività, e la figura numinosa ad essa adibita, deriva.
Una rapida occhiata alle zone geografiche in cui si ritrovano tracce
di una omologa festività pagana la notte del 13 dicembre (Scandinavia,
Germania e Nord Italia) porterebbe a pensare che la tradizione
pre-cristiana riguardante Lucia possa essere un’eredità culturale
longobarda, popolo che dal I secolo a.C., periodo in cui era stanziato
in Scandinavia, scese progressivamente fino in Italia, dove occupò
prevalentemente l’area settentrionale.
L’analisi da noi proposta in questa sede tenterà di ricostruire il
corpus mitologico-folklorico di questa tradizione pre-cristiana che
presenta caratteri ben definiti, e ancora in voga fino a pochi secoli
fa, in tutta l’area geografica da noi menzionata.
Lussi e la Langnatt
Gli antichi popoli nordici consideravano la notte fra il 12 e il 13 dicembre l’inizio del mese di Yule: da questo momento in poi le tenebre scendono sempre più minacciosamente sui campi e sui villaggi, dando l’impressione di una regressione nel caos e nell’indefinito che precede la creazione (è questo un tema classico delle festività pre-cristiane di questo momento dell’anno). Bisogna subito notare che la fase per antonomasia in cui le forme sembrano regredire nell’oscurità, e quindi nel caos primordiale, coincide con i 12 giorni [1] compresi tra il 25 dicembre (Yule – Natale) e il 6 gennaio (Perahta – Epifania). In questo senso, possiamo considerare i giorni compresi tra il 13 dicembre e il 25 — anch’essi, si noterà, in numero di 12 — come una anticipazione dei successivi.
Non di rado le popolazioni dell’Europa centrale (Europa mitteleuropea e Nord-Italia) conoscono anche una terza fase, che va indicativamente dal 6 gennaio all’ultima settimana del mese. L’ultimo giovedì del mese si ritrova l’usanza, ad esempio nell’Italia settentrionale, di bruciare in un grande falò la Giöbia o Giubiana, figura archetipica che altro non rappresenta se non la «Vecchia Invernale», la cui eliminazione rituale segna la fine della regressione nel caos e nell’oscurità e quindi l’inizio vero e proprio dell’anno, che porta con sé l’idea di un ritorno della luce sulla terra. Etimologicamente, la sua denominazione deriva dal complesso «Diana-Jana-Janua», dea della porta-transito dell’anno nuovo, così come il suo omologo maschile Giano-Janus, dio degli inizi e del primo mese dell’anno, Gennaio.
Secondo la tradizione scandinava, la notte del 13 dicembre, Lussinatt, è la notte più lunga dell’anno (per questo motivo fu denominata anche Langnatt, «Lunga Notte»), nonché la
più buia e pericolosa. Si ritiene che questa notte sia governata da
Lussi («Luce»), uno spirito femminile considerato anche come
Madre/Regina degli spiriti dell’Aldilà e di entità tipiche del foklore
europeo quali elfi, gnomi, fate e troll, che essa conduce dietro di sé
in una sorta di processione fantasma (Lussiferda).
È probabile che tale leggenda sia in connessione con il mito diffusissimo della «Caccia Selvaggia» (denominata Oskoreia in Scandinavia), che si vuole condotta da Odino in quanto «Signore dell’Inverno» [2] o dalla sua omologa femminile Bertha/Pertcha, evidentemente connessa alla Lussi di cui qui si tratta. Si noti qui, con la studiosa Emanuela Chiavarelli che [3]:
« Perctha ricorda le Parche greche, le Norne germaniche, le Lamie baltiche e la triplice Birghit celtica. Come Diana — la cui successiva relazione con le fate ribadisce indubbiamente il suo dominio sul fato — favoriva le nascite e determinava la morte e la rigenerazione. Dietro questa figura si cela Berchta (da berth = “chiaro”, “luminoso”), l’arcaica progenitrice dei Germani, la divina filatrice il cui nome rinvia sia a Berta dai “grandi piè”, madre di Artù, sia all’omonima genitrice di Odino-Wotan, la Berta festeggiata il 2 Gennaio, quando il sole ha, ormai, superato la crisi del solstizio invernale. »
Secondo la tradizione, è proprio nel periodo dell’anno in cui
le tenebre scendono minacciose sulla terra, vale a dire il mese di Yule,
che è possibile imbattersi in questa sinistra processione: si ritiene
infatti che questo sia il periodo dell’anno in cui il confine
tra il mondo dei vivi e il mondo dei morti (e degli spiriti e delle
entità fatate) non sia ben definito, ragion per cui viene
considerato come il più pericoloso dell’anno. Si noti anche come
probabilmente questa processione sia connessa con il più noto Dianaticus,
corteo di anime dannate e di esseri fatati conosciuto dalla tradizione
centro-europea condotto dalla dea Diana, omologa in questo periodo
dell’anno alla «Vecchia d’Inverno» Bertha/Pertcha [4].
Ad ogni modo si credeva che, durante la Langnatt, i
bambini che non si erano comportati a dovere potessero essere rapiti da
Lussi e, dopo essere stati condotti su per il camino, portati nel mondo
dei morti. Probabilmente questa credenza è connessa con la funzione distributiva della Befana
che, se da una parte porta regali ai bambini che si sono comportati
bene, dall’altra punisce gli altri portandogli il carbone (c’è forse un
nesso tra il carbone, il cui colore nero simbolizza ancora una volta le tenebre della regressione nel caos, e il camino, che durante la notte in questione funge per così dire da “passaggio” tra mondo dei vivi e mondo dei morti).
Lussi inoltre verificava anche che i preparativi per la grande
festa di Yule fossero rispettati, e in caso contrario aveva facoltà di
punire le famiglie ritardatarie. In questa notte era inoltre severamente
proibito compiere ogni genere di lavoro: l’attività umana doveva
fermarsi, “congelarsi” come la natura stessa giaceva immobile,
“congelata” in vista di un nuovo “inizio”.
Si credeva anche che questa fosse l’unica notte dell’anno in cui gli animali potessero parlare
(una credenza che in Italia riguarda perlopiù la notte di Natale e
quella dell’Epifania, le altre due festività topiche della «crisi
solstiziale»): essi chiacchierano fra di loro scambiandosi le opinioni
sui propri padroni e sul trattamento che essi riservano loro. Per questa
ragione, era consigliabile trattarli meglio del solito, concedergli
cibo migliore e pulire accuratamente la stalla.
Da Lussi a Santa Lucia
Con l’avvento del Cristianesimo nell’Europa del Nord la «Lunga Notte» diventò la celebrazione di una santa siracusiana martirizzata durante il IV secolo della nostra era: S. Lucia, il cui nome ha la stessa valenza “luciferina” di Lussi.
S. Lucia, ornata di una corona di candele (in numero di 4 o di 12, come
le stagioni o i mesi dell’anno), simbolizza letteralmente la «Portatrice di Luce», sebbene ciò possa sembrare apparentemente un ossimoro.
«Santa Lucia, il buio porti via.»
Eppure, come sappiamo, la mentalità pagana era in qualche modo
fondata su queste polarità apparentemente inconciliabili che invece, ad
un occhio più attento, rivelavano verità esoteriche sul funzionamento
del cosmo e della natura. A tal riguardo, parlando della «Vecchia
d’Inverno», si può qui citare ancora il parere della Chiavarelli, secondo la quale [5]:
« In questa misteriosa vecchia si rivelano le antiche
dee decadute in streghe, astrologhe e sacerdotesse come Medea, Circe,
Pasifae, Arianna… e tutte le altre “Figlie del Sole” spose, figlie e
madri dell’astro addette a rigenerare l’anno “rimembrandolo”,
catturando, cioè, il sole nel “caldaio” solare per “rifonderlo” al
calore del fuoco. »
A tal riguardo possiamo notare una plausibile connessione
simbolica fra il “caldaio” solare (e forse pure il paiolo delle streghe)
e il camino attraverso cui Lussi rapisce i bambini “cattivi”, essendo
entrambi simboli del locus in cui giace il fuoco-sole-anno che,
sebbene al momento giaccia spento, è destinato ad accendersi
nuovamente, rinnovato, entro 12 giorni.
Guido von List scrisse che Yule è [6]:
« …l’ultimo mese del ciclo annuale nel quale si ha il giorno
più breve e la notte più lunga, la grande notte materna in cui il nuovo
sole, il tempo nuovo cioè, viene concepito. »
In questo senso dunque Lussi appare come la «Madre del Sole Nuovo»
e per questa ragione, sebbene descritta come una divinità “terrifica”
nelle sembianze di una vecchia o di una strega, è denominata «Luce» e si
ritiene la «Portatrice di Luce» e del rinnovamento solare, in quanto [7]:
« Nel ritmo ludico e illusorio che la padrona del
divenire gestisce, vita e morte non costituiscono che aspetti opposti
del processo, fasi complementari funzionali l’una all’altra perché
l’energia vitale continui a fluire rinnovandosi periodicamente nelle sue
infinite parvenze. »
È interessante notare come il passaggio dalla festa pagana a
quella cristiana non sia avvenuto in modo temporalmente ben definito.
Sappiamo per certo che in Svezia la credenza in Lussi era ancora viva durante il XIII secolo, quindi quasi mille anni dopo il martirio di S. Lucia.
Inoltre, sebbene il Cristianesimo iniziò ad attecchire in Scandinavia
intorno all’anno 1000, la festa per come la conosciamo oggi vi prese
piede solamente negli ultimi secoli, grossomodo a partire dalla fine del
XIX secolo (in Danimarca nel 1898, in Svezia nel 1927, in Danimarca nel
1944 e in Norvegia dopo la Seconda Guerra Mondiale). A tal riguardo, è
curioso il fatto che ancora oggi in Svezia si canti per questa occasione la melodia di un canto tradizionale napoletano intitolato Santa Lucia, che risale al 1849.
È dunque lecito supporre che in questo enorme lasso di tempo
dalla durata di molti secoli le antiche credenze pre-cristiane
persistettero, in particolar modo nelle aree più rurali della
Scandinavia, per sincronizzarsi definitivamente con la festività
cristiana solo nel XX secolo.
Sebbene gran parte della simbologia antica sia venuta meno nella nuova veste cristiana della festività, vi è da sottolineare l’aspetto “terrifico” che la santa in qualche modo mantiene,
in connessione con la divinità pagana Lussi. Si ritiene infatti che i
bambini non possano guardare S. Lucia mentre questa, giungendo nella
loro dimora, porta con sé i doni a loro riservati, pena di vedersi
gettati negli occhi della cenere che causa loro una cecità temporanea —
ciò essendo forse connesso al topos dello sguardo esiziale della «Signora d’Inverno»,
che ricalca una credenza molto diffusa nell’antichità riguardo a
divinità femminili per così dire “oscure” e “terrifiche” (si pensi ad
es. alla Medusa-Gorgone).
Anche il fatto che la santa appaia privata degli occhi, che tiene in mano, ha una valenza “terrifica” epperò anche simbolica: gli
occhi, simbolo solare, sono rimossi in quanto il Sole in questo periodo
dell’anno sembra “morire”, “scomparendo” nelle tenebre invernali.
Rinascerà solo la notte di Yule, il 25 dicembre, quando secondo la
tradizione grandi fuochi si accenderanno in tutto il villaggio per
festeggiare il ritorno del Sole (ri)Nascente.
Eppure, anche se “terrifica”, questa Lussi è come abbiamo detto colei che concepisce questo Nuovo Sole: da qui la sua denominazione di «Luminosa». A questa credenza è legata l’usanza in voga tutt’oggi di cucinare un particolare tipo di dolce durante la notte di S. Lucia, i Lussekatter, di colore giallo come il sole e la luce, formato da una duplice spirale, veicolante ancora una volta l’idea di una rinascita periodica, di una resurrezione ciclica [8].
Note:
[1] Cfr. Il substrato arcaico delle feste di fine anno: la valenza tradizionale dei 12 giorni fra Natale e l’Epifania.
[2] Cfr. Cernunno, Odino, Dioniso e altre divinità del ‘Sole invernale’.
[3] Emanuela Chiavarelli, Diana Arlecchino e gli spiriti volanti. Dallo sciamanesimo alla “caccia selvaggia”. Bulzoni, Roma, 2007, p. 122.
[4] Cfr. I benandanti friuliani e gli antichi culti europei della fertilità.
[5] Chiavarelli, op. cit., p. 195.
[6] Guido Von List, La religione degli Ariogermani e Urgrund. Settimo Sigillo, Roma, 2008, p. 55.
[7] Chiavarelli, op. cit., p. 122.
[8] Cfr. Il simbolismo della Spirale: la Via Lattea, la conchiglia, la “rinascita” e La doppia spirale e il duplice movimento di emanazione e riassorbimento del cosmo.