Erzsébet, o Elisabeth, Bathory nasce nel 1569, figlia di un aristocratico e della sorella del re di Polonia; una nobile famiglia che, tuttavia, da alcuni decenni registra segnali di chiara e inarrestabile decadenza.
Oltre ad annoverare magistrati e re, giudici e prelati, la casata Bathory si distingue per la presenza di assassini, stupratori, alcolizzati, epilettici, omosessuali, satanisti. Erzébet stessa, durante l’adolescenza, viene introdotta al culto di Satana e ai piaceri della tortura. La sua bellezza deve fare i conti con invisibili e distruttive tare genetiche. Il 5 maggio 1575 Erzsébet Bathory si unisce in nozze con il conte Ferenc Nádasdy, a cui è stata promessa già dall’età di 11 anni.
La coppia si stabilisce nel castello di famiglia, nel nordovest dell’Ungheria e qui, come in altri palazzi di proprietà del conte, vengono allestite speciali camere della tortura, per venire incontro ai desideri e ai bisogni perversi della donna. Rituali alchemici, rapporti sessuali disordinati, sia con uomini sia con donne. Quando la rabbia o la noia si fanno eccessive, la Bathory ama porvi rimedio infliggendo torture alle giovani ragazze che servono a palazzo.
Il conte Nádasdy cerca di mettere un freno alle dissolutezze della moglie ma, alla fine, è impaurito dalla ferocia della consorte e cerca di trascorrere la maggior parte del tempo lontano da lei. Quando, nel 1604, l’uomo muore, Erzsébet Bathory perde qualunque freno inibitore. Sperimenta ogni tipo di tortura, di mutilazione ante e post mortem.
Nessuna delle ragazze reclutate tra le famiglie contadine lascia viva la dimora della contessa e d’altro canto i diritti dei nobili sui servitori, concedono poco spazio a un’efficace denuncia. Anche se i corpi delle vittime vengono abbandonati vicino al palazzo, smembrati e lasciati in pasto a lupi e altri selvatici carnivori, il sangue reale e un cugino primo ministro garantiscono alla Bathory una sufficiente tutela.
Quanto meno fino al 1609, quando la contessa sanguinaria commette un imperdonabile errore : tra le nuove vittime sceglie una giovane particolarmente graziosa, appartenente tuttavia alla nobiltà minore del luogo. La notizia raggiunge il trono ungherese, e re Mattia invia il conte György Thurzó a investigare.
Il 26 dicembre 1610, durante un’ispezione notturna, Thurzó sorprende Erzsébet Bathory e i suoi servitori nel mezzo di una sanguinaria orgia di tortura, perversione e morte. Inevitabile l’arresto e il processo, che si apre nel gennaio del 1611, presieduto dal giudice Theodosius Syrmiensis. Alla contessa vengono attribuiti almeno ottanta omicidi. Gli storici parlano di un numero ben superiore di vittime, stimate fra le trecento e le seicentocinquanta.
Ma mentre i complici vengono giustiziati, la contessa sanguinaria ha salva la vita. Trascorre tre anni e mezzo in una stanza del castello di Csejthe, porte e finestre sono murate, lasciando solo una piccola apertura per il passaggio dell’aria e del cibo.
Il 21 agosto del 1614 viene trovata morta.