La seconda metà di Dicembre è il periodo delle celebrazioni e dei
festeggiamenti per il Natale e, come ogni anno, una moltitudine ormai
globalizzata dai mass media commerciali, con giustificazioni
astrattamente religiose, si immerge totalmente nel consumismo più
sfrenato, senza comprendere che in questo periodo accade qualcosa di
particolare, di magico: il fenomeno astronomico del solstizio d’inverno,
che in passato assumeva un alto valore simbolico, in tutte le forme
assunte nel mondo dalla tradizione spirituale.
Il termine solstizio viene dal latino solstitium, che significa
letteralmente il sole che sta fermo. Infatti, se ci troviamo
nell’emisfero nord della terra, nei giorni che vanno dal 22 al 24
dicembre, possiamo osservare come il sole sembra fermarsi nel cielo,
fenomeno tanto più evidente quanto più ci si avvicina all’equatore. Per
la tradizione spirituale il sole nel solstizio simbolicamente muore per
poi rinascere, perché manifesta la sua durata minima di luce:
all’incirca 8 ore e 50/55 minuti. Ma poi, passato il giorno più corto
dell’anno, terminato il suo ciclico percorso discendente lungo
l’eclittica, il sole riprende nuovamente un percorso ascendente. La luce
del giorno torna gradatamente ad aumentare e il buio della notte a
ridursi fino al solstizio d’estate, quando abbiamo il giorno più lungo
dell’anno e la notte più corta.
Il giorno del solstizio cade tradizionalmente il 21 Dicembre, ma
l’inizio di questa ripresa diventa visibile il terzo/quarto giorno
successivo. Il 21 Dicembre il sole pare precipitare nell’oscurità, ma
poi ritorna vitale e sconfigge le tenebre il 25 Dicembre, quando sembra
rinascere, cioè avere un nuovo natale. In epoca preistorica il solstizio
d’inverno era celebrato presso le costruzioni megalitiche, che ancora
sono visibili in Gran Bretagna e in Irlanda, attorno alle incisioni
rupestri in Iran e nella Val Camonica in Italia. Il solstizio d’inverno
ha ispirato l’opera di numerosi autori classici, da Esiodo ad Eraclito
di Efeso, da Omero a Virgilio. Questo evento veniva atteso e celebrato
da tutte le popolazioni indoeuropee come rinascita del dio Sole.
Le origini di questi culti vanno ricercate nel fatto che il sole era
considerato il principio della vita sulla terra e quindi andava
venerato. Agli albori dell’umanità già esisteva un ricco calendario di
feste annuali e stagionali, di riti di propiziazione e rinnovamento. I
popoli dell’antichità erano intimamente legati ai cicli della natura,
poiché da essi dipendeva la loro sopravvivenza, il risultato del loro
lavoro. Nell’antichità i fenomeni naturali apparivano indecifrabili,
incombenti, potenti espressioni di forze metafisiche da accattivarsi,
perché l’uomo comune si sentiva parte della natura, ma in posizione di
debolezza, d’inferiorità. Per questo, attraverso il rito, si cercava di
entrare in simpatia con questa o quella forza divina.
Al centro dei cicli naturali vi è l’astro che scandisce il ritmo
della giornata, che determina in agricoltura i cicli della germinazione e
fruttificazione. Per l’uomo primitivo vedere il sole perdere forza
d’inverno era un’esperienza tragica, che doveva esorcizzarsi con riti
che avessero lo scopo di evitare che il sole non si innalzasse più nel
cielo, col rischio di piombare nell’oscurità e nella morte. Con
particolari cerimonie si manteneva accesa la fede in un ritorno della
luce e della vita. Nelle antiche festività collegate al solstizio
d’inverno venivano accesi dei grandi fuochi, che avevano la funzione
magica di ridare forza al sole indebolito e questa usanza si ritrova
nella tradizione natalizia di bruciare il ceppo nel camino la notte
della vigilia o delle luminarie posizionate sugli alberi o nelle strade.
Per tutti questi motivi, tra il 21 e il 25 Dicembre, quasi tutti i popoli dell’antichità celebrano la nascita dei loro esseri divini o soprannaturali, alcuni di essi tra l’altro nati in una grotta o da una vergine. In Egitto si festeggia la nascita del dio Horo e si crede che il padre Osiride sia nato nello stesso periodo. Nel Messico pre-colombiano nasce il dio Quetzalcoath, in Grecia il dio Dioniso, nonché Ercole e Adone. Il dio Freyr, figlio di Odino e di Freya, è festeggiato dalle genti del Nord, Zaratustra in Azerbaigian, Buddha, in Oriente, Krishna, in India, Scing-Shin in Cina. In Persia si celebra il dio guerriero Mithra, detto il Salvatore e a Babilonia vede la luce il dio Tammuz, unico figlio della dea Istar, rappresentata col figlio divino fra le braccia e con un’aureola di dodici stelle intorno al capo.
Nell’impero romano, in una data compresa tra il 21 e il 25 dicembre, si celebra solennemente il Dies Natalis Solis Invicti, il giorno del Natale del Sole Invitto. La chiesa Cattolica, infine, fa coincidere la nascita di Gesù Cristo con questa festività, oramai celebrata in tutta l’area dell’impero. Anche l’immagine di Horus in braccio a Iside, spesso raffigurato come un bambino con la corona solare sul capo, ricorda l’iconografia cristiana della Madonna col Bambino.
Per l’iniziato alle conoscenze ermetiche, consapevole dei mutamenti luminosi ed energetici degli astri, più sensibile dell’uomo comune, ormai condizionato dalla luce artificiale e da una vita non più in contatto con la natura, questo è il periodo in cui non solo il sole, ma anche l’esistenza interiore si ferma e s’immerge in una notte cosmica, nella matrice oscura e proteiforme dell’esistenza. In questo modo, per analogia e simpatia, si ricade nello stato virtuale e illimitato delle origini.
Il solstizio d’inverno rappresenta una rigenerazione cosmica e un’analoga rigenerazione interiore, in cui il sole è il simbolo della luce e dell’energia spirituali dell’uomo, essendo associato all’idea di una sua possibile salvezza dopo la morte. Nella notte del solstizio l’iniziato opera una morte simbolica ed una successiva rinascita, superando le contaminazioni e i condizionamenti dell’esistenza trascorsa, purificando il proprio stato materiale corrotto, sviluppando uno stato dove è possibile accedere ad una dimensione metafisica, in cui l’uomo, sperimentando in sé l’Assoluto unitario ed eterno, può intraprendere la strada di una trasmutazione sovra individuale o trans personale.
Nello stesso modo, ogni anno il seme è gettato nella profondità della terra e nella oscurità fermenta, germina e infine rispunta alla luce del sole, come nuovo germoglio. Tra l’altro, se si è in sintonia col periodo che precede il solstizio, si può capire in che cosa consista una delle principali tappe dei processi alchemici: le tenebre interiori, che s’infittiscono e sembrano interminabili, nel culmine della cosiddetta Opera al nero o in latino Nigredo.
L’alchimia, nel suo ciclico percorso operativo, considera i simboli astronomici e tutto il simbolismo vivente della natura, soprattutto il fenomeno particolare dei solstizi e degli equinozi. L’alchimia, infatti, può definirsi una profonda conoscenza dei processi meno visibili che guidano la natura e l’esistenza dell’uomo, basata sulla visione di un universo unitario e vivente, di cui l’uomo è parte integrante fondamentale, e sulle corrispondenze che uniscono terra e cielo, microcosmo uomo e macrocosmo universo.
Il segreto dell’operatività alchemica, tenuto sempre nascosto con un linguaggio cifrato e metafore oscure, consiste nell’attrazione e assorbimento – da parte dei campi magnetici del materiale manipolato e dello spesso operatore – di ciò che dagli alchimisti è considerato il potere fondamentale dell’universo, senza il quale nessuna evoluzione è possibile: la volontà ideatrice dell’Assoluto, che si riflette in un mondo fisico e ne diviene l’energia generatrice inesauribile. I due aspetti di questo potere fondamentale, la volontà che si manifesta internamente, nella sfera non visibile o immateriale della manifestazione divina, e l’energia che si muove esternamente, nella sfera visibile o materiale della stessa manifestazione, sono per l’Ermetismo lo spirito eterno e l’anima universale.
Attrattore ed espressione dell’energia infinita dell’Assoluto può
diventare lo stesso alchimista, se è capace di farla circolare con
regolarità nell’alambicco, oppure in canali e centraline all’interno del
complesso cibernetico del corpo. L’energia infinita del mondo deve
fluire in quantità sempre maggiori, tali da risvegliare il potere dello
spirito eterno, che normalmente è nascosto nella profondità della
materia o nell’inconscio dell’uomo. Tale processo è stato descritto in
maniera simbolica principalmente da quattro modelli, che hanno avuto in
passato più o meno fortuna e sono stati usati più o meno frequentemente
dagli autori di testi alchemici.
Uno di essi associa la trasmutazione alchemica al ciclo annuale del
sole, che fa maturare i frutti della natura, rappresentato nella
Tradizione dalla ruota dei dodici segni dello Zodiaco. Tale ruota, che
gira incessante in senso antiorario, rappresenta il ciclo della vita,
prodotta dal movimento e che si manifesta con la trasformazione. Essa
indica dodici costellazioni fisse, dodici potenzialità dell’emanazione
unica dell’Assoluto, che possono manifestarsi nel corso di ogni
esistenza spazio temporale. Inoltre lo Zodiaco indica dodici passaggi,
dalla nascita fino alla morte e oltre, nella vita individuale. Ma nel
ricercatore lo stesso Zodiaco può indicare dodici fasi di trasformazione
della sua coscienza.
Il ciclo del sole, suddiviso in quattro diverse stagioni, descrive
quattro regimi del fuoco alchemico purificatore, che modifica gli umori,
lo stato emotivo e psichico abituali. Questi regimi, costituiti ognuno
da tre segni zodiacali, sono chiamati opera al nero, opera al verde o
viriditas, opera al bianco o albedo ed opera al rosso o rubedo. Ai
regimi del fuoco interiore sono associati quattro colori, per analogia
con la pratica metallurgica, dove il composto dei minerali, nei
passaggi principali della lavorazione, assume diverse colorazioni.
Nell’ordine sono una tonalità molto scura e una consistenza terrosa,
dette testa di morto o testa del corvo; una tonalità verdognola ed una
consistenza salina, dette vetriolo o leone verde; una tonalità bianca e
luminosa, una consistenza cristallina, dette pietra bianca o rebis;
infine una tonalità rossastra, rugginosa, una polvere detta di
proiezione o pietra filosofale.
I segni zodiacali sono associati a dodici operazioni che si ripetono
per più anni: la Bilancia alla chiusura ermetica del composto; lo
Scorpione alla macerazione d’una parte del componente spesso; il
Sagittario alla congelazione del componente dissolto dalla macerazione;
il Capricorno alla fissazione d’una parte del componente mobile;
l’Acquario alla soluzione d’una parte del componente fisso; i Pesci alla
fluidificazione del composto così preparato; l’Ariete al
surriscaldamento d’una parte del composto preparato; il Toro alla
fermentazione d’una parte del componente spesso; i Gemelli alla
evaporazione e separazione d’una parte del componente sottile dallo
spesso; il Cancro alla condensazione del componente sottile separato; il
Leone alla riunione dei componenti separati e all’esaltazione del
composto; la Vergine alla finalizzazione o proiezione del composto
esaltato.
Dopo la Vergine, il segno doppio della Bilancia è da una parte
associata all’utilizzo equilibrato del potere sviluppatosi nel composto
finalizzato e dall’altra ad una nuova chiusura ermetica dello stesso
composto, per un altro ciclo annuale di lavorazione. Prima dell’inizio
di un’operazione annuale, la Bilancia segna una fase di stacco e di
sospensione dal precedente stato d’essere e di vivere, e quindi il segno
è sia fine del ciclo precedente che inizio del ciclo successivo.
La nigredo, la tappa della Bilancia, dello Scorpione e del
Sagittario, è la fase più in sintonia con la stagione che parte
dall’equinozio di autunno ed arriva al solstizio d’inverno. Essa è detta
Notte Saturnina, perché all’inizio sono le influenze e le valenze
negative di tale pianeta ad essere lavorate. Vi è un forte predominio di
umori freddi e secchi, biliosi e melanconici, introversi e deprimenti,
con una mente chiusa, inattiva, oscurata, in lotta con gli istinti e le
passioni più viscerali. E’ un periodo in cui la natura cade gradualmente
in un sonno mortale, influenzato da giorni sempre più corti e meno
soleggiati, plumbei, che sviluppano appunto gli umori sopra descritti e
una maggiore produzione di melatonina, ma anche di tirossina e
serotonina. E ciò perché ogni essere umano è più o meno meteoropatico.
La viriditas, la tappa del Capricorno, dell’Acquario e dei Pesci, è
la fase più in sintonia con la stagione che inizia col solstizio
d’inverno e termina con l’equinozio di primavera. Con essa il
precedente stato d’essere è mitigato da umori freddi e umidi, linfatici e
flemmatici, solventi e rigenerativi, con una mente più calma e
riflessiva, rinnovata, con un metabolismo che recupera lentamente
l’energia vitale persa nell’opera precedente. Le giornate si fanno più
lunghe e il sole si riavvicina alla terra. E’ il periodo in cui la
natura lentamente si risveglia e nel terreno gelato avviene una
germinazione, che alla fine produce le verdi gemme della vegetazione.
Nell’operatore si sviluppano gli umori sopra descritti e una maggiore
produzione di melatonina, serotonina, di ormoni della crescita.
Poi l’albedo, la tappa costituita dall’Ariete, dal Toro e dai
Gemelli, è la fase più in sintonia con la stagione che dura
dall’equinozio di primavera fino al solstizio d’estate. Con essa il
nuovo stato è modificato dalla prevalenza di umori caldi e umidi,
sanguigni ed esuberanti, espansivi, con intensa emotività, con una mente
aperta e ricettiva, in sintonia col mondo circostante, in uno stato
d’essere spontaneo e gioioso, di amore intenso. Tale stato, descritto
come tipico dei bambini o come il sentimento della madre verso il
figlio, supera il rigido sforzo, le tensioni e la complessità delle fasi
precedenti.
E’ il periodo in cui la natura acquista una grande forza,
attraverso una impetuosa linfa nella vegetazione, per poi produrre
colorate e profumate fioriture, preludio ai frutti veri e propri. Le
giornate luminose sviluppano gli umori corrispondenti e la produzione di
varie endorfine, oltre che di tirossina e adrenalina.
Infine la rubedo, la tappa costituita dal Cancro, dal Leone e dalla
Vergine, è la fase più in sintonia con la stagione che dura dal
solstizio d’estate fino all’equinozio d’autunno. In essa vi è l’apporto
di umori secchi e caldi, nervosi e reattivi, coagulanti, emananti una
grande forza irradiante e proiettiva. Si giunge ad un grande equilibrio
psicofisico, ad una mente sintetica, concreta e interattiva, che scopre
le coincidenze significative del mondo intorno a sé, che attinge potere
dal mondo metafisico e realizza risultati concreti in quello fisico. E’
il periodo che porta una completa maturazione ai frutti della natura, a
lunghi giorni inondati di sole, il cui calore però alla fine colora di
ruggine la vegetazione. Nell’operatore si producono gli umori
corrispondenti, una più rapida circolazione di neurotrasmettitori, una
maggiore produzione di linfociti, di testosterone ed estrogeni, di
endorfine, di ossitocina.
All’inizio, durante l’Opera, si manifestano fasi incontrollate di
profonda apatia, con una Nigredo caratterizzata dalla dissociazione,
quasi una putrefazione, del proprio modulo informativo e
comportamentale. Poi si succedono fasi alterne di patia o pathos,
trasfusi di un eros sempre meno proiettato verso il piano sensoriale e
sempre più rivolto a quello extrasensoriale, con una Viriditas
caratterizzata dalla fermentazione ed espansione graduale del campo
energetico del corpo. Poi si verificano fasi alterne ma crescenti di
empatia, con una Albedo caratterizzata dall’espansione dell’anima e
l’assorbimento diretto dello stato emozionale o psichico delle forme
viventi più vicine. Infine sopraggiunge una simpatia costante e intensa,
con una Rubedo caratterizzata dalla radiazione o proiezione del proprio
stato spirituale verso gli altri e la realtà circostante, che ne
vengono inevitabilmente trasformati o ispirati.
Alla fine empatia e simpatia dovranno essere in equilibrio e non sbilanciarsi troppo verso l’esterno o gli altri, oppure verso l’interno o l’IO. Un’analoga successione di regimi avviene, nel brevissimo ciclo di una giornata, tramite il tramonto, la mezzanotte, l’alba, il mezzogiorno e di nuovo il tramonto, oppure avviene nel breve ciclo mensile, tramite la luna calante, la luna nera, la luna crescente, la luna bianca e di nuovo luna calante. Tuttavia le caratteristiche saranno meno pronunciate, di minore intensità, rispetto al ciclo annuale stagionale.