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La notte di Diana, strega e befana dell’Epifania

La befana è una vecchia strega dalle origini incredibilmente lontane nel tempo.

Brutta, vecchia, magra, abito nero, fazzoletto in testa, un sacco sulla schiena e a cavallo di una scopa.

Sempre sporca di fuliggine perché per lasciare i doni deve attraversare una lunga canna fumaria nel cuore della notte.

Le contraddizioni della befana

Questa vecchia signora è da sempre oggetto di studio
approfondito da parte di antropologi e storici e non vi è alcun dubbio
che la sua immagine rappresenti una strega.

Siamo a conoscenza delle vecchie reticenze ecclesiastiche, ancora conservate da molti, le stesse che a partire dal medioevo bruciarono e perseguitarono per ignoranza e superstizione milioni di donne innocenti.

È sconfortante come ancora oggi in epoca moderna si conservi la
stessa ignoranza del passato sull’argomento e si ragioni su un periodo
storico in cui esistevano donne cattive che venivano “giustamente” bruciate perché compievano atti di magia nera.

Quello che fa più sorridere è il fatto che questo personaggio
mantenga aspetti tanto contradditori. Infatti è cattiva e buona allo
stesso tempo.

Abbiamo a che fare con una strega vecchia e malefica che al contempo regala affettuosamente i dolci ai bambini.

Andiamo per ordine!

La festa della dodicesima notte

La festa dell’Epifania anticamente era una festa romana agreste legata ai cicli stagionali e dedicata alla Dea Diana, dea lunare della vegetazione.

Per sapere quando sarebbe passata la vecchia signora bisognava
partire dal 25 dicembre e contare 12 giorni, la strega sarebbe arrivata
la dodicesima notte.

In realtà la dodicesima notte era una tradizione dei popoli nordici
le cui feste invernali iniziavano il giorno del solstizio d’inverno;
arrivata la dodicesima notte (che non corrispondeva al 6 gennaio) si
celebrava la morte e il ritorno della natura.

La dodicesima notte fu un assorbimento cattolico che decise di
considerare i dodici giorni a partire dal Natale, mutando il significato
originario in chiave cristiana.

La Dea Diana diventa la vecchia befana

Nelle antiche credenze si pensava che nella dodicesima notte la Dea lunare Diana volasse insieme ad altre donne per i campi per rendere fertile la terra.

Questo fatto era normale considerando che questi 12 giorni erano decisivi per la semina.

Madre Terra era ormai rinsecchita e pronta a morire, ma sarebbe
rinata proprio come la luna presieduta da Diana che rinasceva ogni mese
nel suo ciclo vita/morte.

Quest’usanza come altre non piacquero alle istituzioni
ecclesiastiche che iniziarono le persecuzioni. La prima dea ad essere
mistificata fu dunque la Dea Diana.

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Iniziò Reginone di Prûm, un abate che intorno all’800 scrisse il Canon episcopi. Questo testo doveva essere un`istruzione per i vescovi da adottare contro le donne che avessero pregato la dea Diana.

Ecco la testimonianza dell’abate:

[…]talune scellerate donne, rivoltesi a seguire
satana, credono e professano di cavalcare nelle ore notturne sopra
certe bestie, insieme a Diana dea dei pagani, e ad una moltitudine di
donne, e nel silenzio della notte profonda di attraversare grandi spazi e
molte terre, e di obbedire agli ordini di lei come se fosse la loro
signora e di essere chiamate in certe notti a suo servizio.

Questo piccolo testo è interessante poiché se da un lato diede
il via alla stregoneria, dall’altro testimonia l’antichissimo culto
della dea Diana e delle sue seguaci.

Da questo momento in poi la dea feconda fu destinata ad essere
considerata come pericolosa, stregonesca e malefica come il diavolo e
nel cuore della notte la si vede volare sui campi con altre donne
disgraziate inquietando gli animi della gente semplice.

La chiesa si oppose alla figura di Diana che venne assorbita
con un compromesso, e si traspose in una figura demoniaca a metà strada
tra il bene e il male.

Da Diana alla morte della vecchia strega invernale

Il culto di Diana, che rappresentava la luna che rinasce, era connesso al culto agreste dei romani in qualità di dea della fertilità.

Nel contesto agreste la vecchia vestita di stracci
rappresentava infatti madre terra che ormai stanca di tutte le energie
elargite durante l’intero anno, giungeva in inverno, per morire e
rinascere in primavera.

Con i suoi simboli neri e luttuosi, vecchia e rinsecchita come un’anziana saggia era pronta a soccombere.

Prima di perire però passava nei campi per distribuire i doni
per il nuovo anno, come i semi che sarebbero serviti per i nuovi
raccolti.

La vecchia strega diventa cenere

È spontaneo pensare che l’antica tradizione del nord d’Italia di bruciare la vecia, fantoccio
a forma di vecchia strega, abbia a che vedere con il rogo delle
streghe. In realtà questa tradizione si rifaceva ai riti antichi del
passato dove i falò ardevano per purificare e ingraziarsi il bene delle
divinità.

Bruciare la vecchia madre terra era un gesto simbolico di morte.

Se bruciare la strega significava bruciare il vecchio anno
andato, la cenere che ne derivava sarebbe stata il fertilizzante per i
campi.

I simboli della Befana

La befana ha numerosi simboli: un ramo volante o una scopa, un camino, del carbone, una lunga notte, dei doni alimentari e una calza. Facciamo un piccolo viaggio per svelarne i signficati.

Scopa, camino, carbone e una lunga notte buia

Il ramo volante o la scopa era un simbolo
tradizionalmente legato alle streghe e non a caso si adoperava per
spazzare via le vecchie energie in vista del nuovo anno.

Il condotto del camino era un antico simbolo di connessione tra due mondi. Il
foro della canna fumaria unificava cielo e ambiente domestico dando la
possibilità al sovrannaturale di scivolare nel mondo reale facilmente.
Per questa ragione non è solo la befana a giungere dal camino ma anche
San Nicola.

L’uso di regalare il carbone ai bambini
cattivi è solo un’estrapolazione cattolica in quanto erano i popoli
celti che per tradizione si scambiavano pezzetti di carbone come segno
augurale di un anno fortunato. Fu la Chiesa a trasformare il carbone in
una punizione per i bambini cattivi.

La cenere e il carbone infatti erano prodotti
ignei estremamente simbolici e importanti per i celti poiché venivano
custoditi nel grembo della madre terra dove si nascondeva il sole pronto
a risorgere con una nuova alba primaverile.

La notte e il buio infine erano indicativi del lungo inverno in cui sarebbe giunta la vecchia madreterra ormai stanca.

I doni e la calza

I doni alimentari originariamente
costituiti da frutta secca, noci, nocciole, legumi secchi e castagne
erano i doni che sarebbero stati donati da madre natura per l’anno
appena entrato. Raccolti da donne e bambini erano una garanzia di
sopravvivenza per superare l’inverno.

La calza, lavoro delle donne, ebbe
origine da alcune divinità femminili pagane, a cui spettava governare il
passaggio dall’anno vecchio al nuovo.

In particolare dalla ninfa Egeria il cui simbolo era proprio la
calza. Pare infatti che i romani appendessero una calza nella grotta
della dea che sarebbe stata riempita di doni alimentari, profezie e
buoni auspici.

Essendo inoltre la calza un oggetto legato ai piedi, è
interessante l’interpretazione simbolica del cammino appena fatto
nell’anno ormai trascorso.

Si può concludere dunque che la vecchia befana non sia altro
che un’immagine derivata dalla fusione di antichi riti pagani e
simbologie cristiano-cattoliche. 

Ma piú di ogni altra cosa la vecchia strega sulla scopa ci
ricorda la natura femminile di madre terra che arrivata alla fine del
suo ciclo, sotto le sembianze di una vecchia ormai logora, è ormai
pronta a morire per rinascere in un nuovo anno e in un nuovo florido
ciclo stagionale.

Per queste ragioni ed altre, la vecchia strega non è affatto da
temere, quello che è da temere è solo l’ignoranza delle cose.
Conoscendo le peripezie storiche di questa tradizione e approfondendo il
passato, certe figure come la dea Diana o la madreterra non possono che
destare ammirazione.

E a voi?

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