Almeno
300mila animali di diverse specie sono stati decapitati nel corso di
tre giorni: è la mattanza del festival organizzato da 265 anni in onore
della dea Gadhimai
Una mattanza senza fine in onore della dea Gadhimai.
Si è consumata, nell’arco di tre giorni, in un villaggio nepalese
ubicato a poca distanza dal cofine con l’India dove si stima che almeno
300mila animali siano stati decapitati con un khukuri, una spada
affilata molto popolare nel Paese, durante la festa religiosa in onore
della dea induista. A conti fatti il più grande sacrificio di massa al
mondo, quello che si è consumato a Bariyarpur, con
scene di decapitazione degli animali davanti ai bambini, che hanno
assistito al cruento spettacolo arrampicandosi sugli alberi. 72 ore di
vero e proprio massacro compiuto per ricevere in cambio dalla dea salute
e prosperità. E così bufali ma anche galline, capre, maiali, anatre e
persino ratti e piccioni sono stati uccisi nel corso del più grande
rituale di macellazione di animali al mondo, una tradizione iniziata 265 anni fa
e che da allora viene portata avanti per rispettare una leggenda indù,
senza che le istituzioni riescano in alcun modo ad arrestarla.
La denuncia delle associazioni per i diritti degli animali: “Fermatelo”
Diversi
gruppi di attivisti per i diritti degli animali hanno tentato per anni
di fermare il Festival di Gadhimai: nel 2018 l’India ha addirittura vietato la spedizione di animali in Nepal,
sebbene a migliaia siano compunque arrivati, portati da commercianti
che attraversano il confine senza una regolare licenza. “Un brutale
omicidio di massa”, come l’ha definito Wendy Higgins, portavoce
dell’associazione animale dell’International Humanitarian Society, con
animali uccisi uno dopo l’altro senza sosta e con gli anziani che
mescolano il loro sangue a quello rilasciato dagli animali morenti,
nella speranza di prolungare la loro vita. Organizzazioni come Animal
Equality of Spain hanno avviato una campagna per cercare di porre fine a questa tradizione
e altri gruppi hanno manifestato presso le ambasciate del Nepal. Ma il
sacrificio, che richiama migliaia di pellegrini provenienti anche da
molti chilometri di distanza, si è compiuto. Un segnale è di recente
arrivato dalla Corte Suprema nepalese che ha ordinato al governo di
mettere a punto un progetto di legge ad hoc che renda tale sacrificio finalmente illegale.