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Scoperta in Etiopia un’intera città del grande Regno di Axum

Nell’Etiopia settentrionale gli archeologi hanno scoperto un’intera
antica città sepolta che faceva parte del potente Regno di Axum, che
rivaleggiò con l’Impero Romano.

Il
Regno di Axum fu uno straordinario regno commerciale che si sviluppò a
partire dal IV secolo a.C. e che crebbe sfruttando l’ottimale posizone
strategica sul Mar Rosso fino a divenire, nei primi secoli della nostra
Era, un vero e proprio impero capace di rivaleggiare con Roma, Persia e
Cina. Al tempo del suo massimo splendore, intorno alla metà del terzo
secolo d.C., quando il Re Ezana si convertì al Cristianesimo, i suoi
territori comprendevano quelle che oggi sono l’Etiopia, l’Eritrea, il
Sudan settentrionale, Egitto meridionale, Gibuti, parte della Somalia e
persino Yemen e parte dell’Arabia Saudita. Arrivò quindi a controllare
lo Stretto di Bab el-Mandeb (tra Yemen e Gibuti) e sfruttò a pieno la
linea commerciale marittima che collegava il mondo Mediterraneo con
l’Oceano Indiano e le grandi potenze orientali.

Axum batteva moneta propria, come pure aveva propria lingua,
scrittura, cultura. Adottò il Cristianesimo come religione di Stato,
terza, dopo Impero Romano e Armenia.

​”Questa è una delle più importanti civiltà antiche, ma la gente non
lo sa”, queste le parole del primo autore dell’articolo recentemente
apparso su tutte le riviste scientifiche, Michael Harrower, della Johns
Hopkins University di Baltimora. “Dopo Egitto e Sudan, questo è la
civiltà più antica e complessa mai apparsa in Africa”, ha aggiunto.

Gli archeologi di Stati Uniti, Etiopia, Germania, Gran Bretagna,
Canada e Libano avevano iniziato gli scavi nel nord dell’Etiopia, nella
regione di Yehi, nel 2009. La gente del posto aveva sempre affermato che
nelle profondità della terra fossero nascosti antichi resti, alcuni dei
quali erano già stati in parte rinvenuti negli anni ’70 per poi dover
essere interrotti per via delle crisi e guerre succedute.

Successivi scavi nel 2011, 2012, 2015 e poi 2016, avevano rivelato
frammenti di edifici in pietra a profondità di oltre tre metri dalla
superficie. Il più antico datato VIII secolo a.C. I ricercatori hanno
chiamato la città Beta Samati, che significa “casa del pubblico” nella
lingua Tigrinya locale.

I primi oggetti testimoniano le credenze politeiste degli abitanti di
Beta Samati, che furono fortemente influenzate dalle tradizioni del
regno di Saba, situato nell’attuale Yemen. Tuttavia, dopo il IV secolo
prevalse il simbolismo cristiano.

Infine gli scienziati hanno fatto la scoperta più importante – una
vera e propria basilica del IV secolo d.C. Tra i reperti minori gli
archeologi hanno rinvenuto anche un anello in stile romano fatto di una
lega di rame rivestita con foglia d’oro, con una pietra corniola rossa
con l’incisione di una testa di toro della testa di un toro.

​Secondo gli studiosi, Beta Samati era un vivace centro commerciale e
religioso situato tra la capitale – la città di Axum – e il Mar Rosso.
Qui veniva scambiato il meglio dei due mondi di allora, come
testimoniano i ritrovamenti di anfore mediterranee e i preziosi
orientali.

La datazione al radiocarbonio degli oggetti trovati va dal 771 a.C.
al 645 d.C. Ciò significa che la città fu probabilmente abitata durante
l’intero periodo dell’esistenza dell’impero axumita – 1400 anni, e i
primi oggetti risalgono al cosiddetto periodo “pre-axumiano”.

Proprio questa, secondo gli autori, sarebbe la principale scoperta,
che confuta l’opinione che prima dell’avvento della civiltà aksumita,
gli antichi insediamenti fossero caduti in rovina. Ora appare invece
chiaro che il regno di Aksum fu in realtà un diretto successore di
entità statali precedenti e ancora più antiche.

“Il nostro lavoro mostra che Beta Samati era un grande
insediamento densamente popolato situato a 6,5 ​​chilometri a nord-est
di Yehi, il centro del potere politico del primo Stato (pre-Aksum)
complesso dell’Africa sub-sahariana”, scrivono gli autori nell’articolo.

Stele di Axum e chiese rupestri di Lalibela

Il patrimonio storico archeologico lasicato all’Etiopia dalla cultura
Axum è decisamente considerevole – basti ricordare la famosa Stele di
Axum portata a Roma durante il periodo fascista e restituita tra le
polemiche nel 2008 e le famose chiese rupestri di Lalibela. La prima
datata presumibilmente intorno ai primi anni della nostra Era e
testimoniante un’usanza ancora più antica del periodo per-Axum (alcuni
ritengono che tale pratica di segnalare le tombe degli alti dignitari
con tali steli fosse in uso già mille anni prima), le seconde molto più
tarde (XII / XIV sec. d.C.) ma a testimonianza di quella cristianità
abbracciata già dagli Axum nel III sec. d.C.

Questa nuova scoperta potrebbe riaccende i riflettori su di un’antica
civiltà poco nota ma che durò almeno quanto l’Impero Romano e commerciò
con tutti i grandi regni dell’antichità.

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